mercoledì 24 febbraio 2010

LO DICE ANCHE LA FONDAZIONE AGNELLI: RIFORMA GELMINI INADEGUATA

Non lo dicono pericolosi eversivi comunisti, ma i dati presentati oggi dalla Fondazione Agnelli.
Non sarà una società del merito e della conoscenza diffusa, se la scelta che i giovani compiranno a 13 anni sarà nei fatti irreversibile per la grande differenza di programmi proposti dai diversi percorsi formativi, sin dal primo biennio: la serie A dei licei scelti per lo più dai benestanti, la serie B degli Istituti tecnici, la serie C dei professionali destinati a chi arriva da ambienti meno favorevoli. O peggio ancora, se si prevede un ingresso nel mondo del lavoro (che non c’è) con l’apprendistato a 15 anni. Per questo il Partito Democratico dà un giudizio totalmente negativo del riordino delle superiori appena varato dal Governo: la divisione tra canali formativi si basa su una divisione netta tra il “sapere” e il “saper fare”, che rispondeva a un modello di società e di economia, oggi del tutto obsoleto. Proponiamo di reintrodurre l’obbligo scolastico fino a 16 anni e per le superiori un biennio unitario e un triennio d’indirizzo.

Un sistema di istruzione e formazione rinnovato deve realizzare il raccordo con l’alta formazione tecnica, con la formazione professionale, con l’università e con il mondo del lavoro. È su questi nodi che si deve andare a costruire un ripensamento radicale della scuola superiore, che in questi anni è mancato e che l’attuale riordino non affronta.

I divari abnormi tra nord e sud del Paese nei livelli di istruzione sono presto spiegati: nel mezzogiorno sono scarsi gli investimenti nell’educazione sin dalla tenera età (pochissimi i posti al nido) e una rarità il tempo pieno nella scuola primaria. Come ci dimostrano le scienze pedagogiche, psicologiche, le neuroscienze e le ricerche economiche, gli interventi socio-educativi precoci nell’infanzia sono duraturi e produttivi nel tempo e possono costituire una grande occasione di recupero per situazioni svantaggiate. Trasformare il nido d’infanzia da servizio a domanda individuale a diritto educativo, fornendo servizi di buona qualità, è la risposta giusta per creare benessere e sviluppo integrale di ogni bambino, per sostenere la genitorialità, per favorire l’occupazione femminile e la conciliazione tra tempi di vita e lavoro. Il Partito Democratico chiede di generalizzare il diritto alla scuola dell’infanzia, quando ancora è negato in vaste zone del Paese. Nella primaria, anche gli ultimi test Invalsi evidenziano come i migliori risultati siano raggiunti dagli studenti laddove è più diffuso il tempo pieno: per questo vogliamo valorizzare questo modello educativo e il modulo a trenta ore, ripristinando le compresenze degli insegnanti.

Occorre poi attivare con le Regioni politiche di contrasto alla dispersione scolastica e l’abbandono precoce dei percorsi di studio, contrastando l’ingresso nel mondo del lavoro sotto i 16 anni e promuovendo una positiva e virtuosa integrazione tra istruzione superiore e formazione professionale in quadro di sviluppo territoriale economico e sociale. Con le Regioni occorre monitorare seriamente la valenza formativa dei percorsi triennali di formazione professionale, rivedendo gli attuali sistemi di accredito; investire su programmi specifici per l’ampliamento dell’offerta formativa delle scuole, anche attraverso la connessione positiva con la formazione professionale, le aziende, le università e gli enti di ricerca; istituire un fondo straordinario per borse di studio dedicato agli studenti appartenenti alle famiglie colpite dalla crisi per il proseguimento degli studi superiori.

Questo Governo taglia solo risorse alla scuola e non fa alcun investimento per recuperare efficacia, efficienza ed equità. Il Partito Democratico vuole più qualità per la scuola pubblica, perché abbiamo in testa un’altra Italia e dunque, un’altra scuola.

Francesca Puglisi
Responsabile nazionale Scuola PD